Nel segno
Vinicio Berti30 novembre – 10 dicembre 2019
inaugurazione 30 novembre, 18.00
(Firenze 1921-1991)
Vinicio Berti è stato uno dei principali esponenti dell’Astrattismo nel panorama italiano. Esordisce nei primi anni quaranta con opere di carattere realista-espressionista, che nel loro accostarsi al mondo popolare e alla drammatica realtà della guerra esprimono una categorica rottura nei confronti della tradizione pittorica fiorentina, specie post-rosaiana. Nel 1945 fonda insieme a Brunetti, Farulli, Nativi e al poeta Caverni, il giornale “Torrente” che esprime il rifiuto di una visione intimistica dell’arte in nome di una partecipazione diretta alle tensioni della realtà contemporanea. Partecipa inoltre al movimento “Arte d’oggi”, che per alcuni anni ha riunito importanti artisti italiani e stranieri del momento, sotto la bandiera di una comune convinzione innovatrice, organizzando a Firenze dal 1947 al 1949 tre importanti mostre. Alla Pittura Astratta Berti approda nel 1947, dopo un primo periodo di rilettura del Cubismo e del Futurismo, proseguendo quindi sulla strada delle avanguardie storiche (in particolare seguendo la linea di Mondrian, Malevic, Magnelli) inserendosi, con forza, nel generale rinnovamento della cultura artistica europea. Berti raggiunge, così, con opere quali “Composizione verticale” o “Simbolo”, quella che chiamava “una nuova classicità”, in opposizione a tutte le tradizioni classicheggianti ancora presenti nell’arte contemporanea. Insieme a Bruno Brunetti, Alvaro Monnini, Gualtiero Nativi e Mario Nuti, fonda nel 1947 il gruppo di Astrattismo classico; vengono organizzate varie mostre collettive e a conclusione della pur breve stagione del gruppo (1947/1950) e le posizioni estetico-culturali riunite in un Manifesto. L’Astrattismo classico si proponeva di avviare un ciclo nuovo dell’arte contemporanea con la fine della distruzione della forma iniziato da Wols e Fautrier per riproporre, attraverso un linguaggio ancorato alla storia capace di rappresentarne i tempi, una narrazione razionale e costruttiva sul filo di una visione interna della materia. Sfaldatosi il gruppo, Berti continua a sviluppare ed ampliare le possibilità espressive dell’Astrattismo Classico nel contenuto e nella forma. Segue, quindi, la fase definita dallo stesso artista di “Espansione” (1951-55): essa è caratterizzata da una grafia più libera e da una maggiore evidenza di collegamenti tra linee e piani di colore. Tra il 1947 e il 1950 un rigoroso impianto di geometria classica continua a strutturare i dipinti, dal ciclo delle “Cittadelle ostili” (1955-56) fino ad arrivare all’ “Omaggio a Einstein”. Seguono, poi, i cicli delle “Brecce nel tempo” (1955-58) e dell’ “Avventuroso astrale” (1959-65), ispirato alle prime imprese spaziali con l’importante opera del 1963 – Utopia del tempo H3 vincitrice del premio Il Fiorino – emblema dell’intera concezione bertiana dell’uomo consapevole delle sue immense capacità espansive.
A partire dal 1966 è la volta delle “Cittadelle di resistenza”, “Partenza zero”, “Geometria volumetrica”, “Realtà antagonista”, sino a “Dal basso in alto” (1981), preludio alle più recenti “Visioni verso l’alto”, che rappresentano la fase estrema dello sviluppo dell’Astrazione classica nel confronto con l’incessante divenire della realtà contemporanea.